Saluto del Dr. Carlo De PasqualeHo particolarmente gradito l’invito a questo convegno sulla riforma del processo per separazione e divorzio e soprattutto apprezzato che l’iniziativa sia stata presa in memoria dell’avv. Mario Jaccheri. Al preliminare invito telefonico del prof. avv. Cecchella, molto legato sotto l’aspetto professionale ma anche umano e sportivo al compianto Avvocato, ho dato subito la mia adesione non tanto per la mia qualità di Presidente del Tribunale o per la qualità del contributo che posso dare e discende dalla prima pratica della riforma, che vede già contrasti vari tra i diversi Tribunali o i diversi Presidenti, o dalla mia partecipazione a qualche corso di studi in sede centrale (CSM) o regionale (formazione decentrata), ma perché credo che un convegno in memoria di Mario Jaccheri sulla riforma in una materia da lui praticata con tanta saggezza e competenza sia il mezzo migliore per ricordare l’uomo e l’avvocato a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e per additarlo come esempio agli altri.
Ho volutamente anteposto la saggezza alla competenza e l’uomo all’avvocato, non certo per graduare la sua professionalità, ma perché Mario Jaccheri era e mostrava di essere profondamente convinto che in materia di separazione e divorzio e più in generale di famiglia, soprattutto quando vi sono dei figli e tanto più se minori, il “cliente” viene in secondo piano in quanto quel che più conta é il rapporto umano; in particolare, ho avuto personalmente modo di constatare che egli non esitava a contrastare, sia pure con l’accortezza ed il garbo di cui era anche maestro, anche la parte da lui assistita quando questa si mostrava poco ragionevole. Condivideva pienamente la mia affermazione (forse presa in prestito da qualcun altro ma certamente da molti sentita) che nella separazione o nel divorzio di solito non vi sono nella sostanza né vincitori né vinti ma solo sconfitti e purtroppo alle volte anche delle vittime, i figli. Grande era la sua soddisfazione ma anche la sua gioia, umana e professionale, quando riusciva ad incanalare in un accordo di separazione consensuale o di divorzio congiunto un procedimento nato in origine come contenzioso. E, se l’accordo maturava solo in sede di udienza presidenziale, Mario Jaccheri non mancava di ringraziare, per l’impegno profuso, il Presidente, che si sentiva veramente in dovere di ringraziare l’Avvocato per aver nelle lunghe sessioni col separando o con il collega di controparte posto consistenti basi per l’accordo tra la coppia, accordo nei confronti del quale l’opera del Magistrato era solo il necessario tassello finale della preliminare sensibilizzazione fatta dall’avvocato. La sua serietà professionale ebbe rinnovate manifestazioni quando, dopo aver subito il grave intervento chirurgico, purtroppo rivelatosi inutile, ben presto ritornò a calcare le aule del Palazzo di Giustizia, in condizioni di salute manifestamente compromesse ma fermamente sorretto dalla sua fede religiosa e dal grande senso del dovere, decisamente rifiutando il tentativo del Presidente o la cortesia dei Colleghi di dargli la precedenza nelle lunghe attese. Il mio ultimo incontro e ricordo di vita dell’avv. Jaccheri risale a poco tempo prima della morte quando mi presentò le sue consuete statistiche annuali dell’andamento dei procedimenti e con soddisfazione disse ancora una volta che il rapporto tra quelli consensuali e quelli contenziosi era per un buon aumento di quelli del primo tipo ed una riduzione di quelli del secondo.
Anche se Mario Jaccheri, i cui numerosi convegni organizzati per l’Osservatorio del diritto di Famiglia con larghissima partecipazione saranno sempre ricordati, non sarà materialmente presente a quello odierno, la Sua presenza spirituale sarà di certo avvertita da tutti.
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